Artiste allo specchio


Volti dai contorni sfumati, corpi in pose scultoree, a tratti dissolti e mimetici; dettagli che cercano di catturare, nel particolare, l‘essenza del tutto. Queste sono alcune parole chiave che ho scelto di utilizzare per descrivere le sensazioni scaturite dalla visita alla mostra “Artiste allo specchio. Autoritratti fotografici” allestita al Museo “Nori de Nobili”; luogo, dedicato alla pittrice marchigiana, da sempre volto alla valorizzazione della figura femminile.


Artiste allo specchio. Autoritratti fotografici

In questa occasione i curatori Bonomi, Bugatti e Zava hanno deciso di proporre una selezione di immagini tratte dal prezioso archivio del critico Giorgio Bonomi dedicato all’autoritratto che, da due anni, ha sede presso il “Musinf” di Senigallia. Una collezione decennale che raccoglie opere del tutto eterogenee sia anagraficamente che tecnicamente, in certa misura creata tramite donazioni da parte di artisti. Una raccolta che ha l’intento di descrivere un vero e proprio fenomeno caratteristico della nostra società che nasce molto prima dell’esplosione del “selfie” e che si lega strettamente alla necessità dell’essere umano di definirsi e comprendersi.In questa occasione l’archivio è stato presentato dando priorità alle artiste donne come omaggio alla cornice museale in cui si inserisce l’esposizione, dedicando particolare attenzione ad un nucleo di artiste legate al territorio marchigiano. Scelta, quest’ultima, certamente in linea con la vocazione dell’istituzione ma che rischia in taluni casi di non mantenere un livello qualitativo costante nelle opere proposte.


Artiste allo specchio. Autoritratti fotografici

Entrando nella sale al piano terreno, solitamente dedicate alle mostre temporanee, lo sguardo viene immediatamente catturato dal suggestivo ritratto di Maria Mulas. Un’opera dall’impianto compositivo classico che però sfugge ai canoni comuni presentando una sovrapposizioni di contorni che rendono il soggetto sfocato. Un gesto significativo che ci spinge a riflettere sulle questioni fondanti della pratica dell’autoritratto mettendone in dubbio la capacità autorappresentativa. Partendo dal ritratto della Mulas si può ritrovare nell’intera mostra un filo rosso che accomuna molte delle opere. Una contraddittorietà che come dicevamo è insita nell’azione del ritrarsi: da una parte la volontà di autodeterminarsi e definire la propria identità ma dall’altro la spinta a non mostrarsi del tutto, a proteggere, forse, la parte di sè più profonda.


Artiste allo specchio. Autoritratti fotografici

Vediamo allora l’opera della Talacci che, partendo dalla geometria delle proprie gambe in relazione con la dura geometria di una cornice, crea un ulteriore filtro tra se e l’obiettivo fotografico; una serie di diaframmi che ci allontanano progressivamente dal soggetto.
O ancora l’opera di Stefania Piccioni in cui paradossalmente è il busto a prevalere mentre il volto viene eliminato dall’inquadratura lasciando emergere in primo piano i segni grafici degli appendiabiti vuoti. Oggetti che perdono la propria funzione nel momento in cui sono privi dei vestiti come il soggetto rischia di perdere la propria identità.
Proprio gli abiti di scena sono invece protagonisti nell’opera fotografica di Francesca Tilio. Un’immagine che ci appare come un frame cinematografico, una pellicola noir o le composizioni di Cindy Sherman.L’autoritratto in questo caso ci porta allo stesso tempo in una dimensione di finzione e di irrealtà, una trasfigurazione che ci guida nel territorio dell’inconscio.


Artiste allo specchio. Autoritratti fotografici

Particolarmente suggestiva è la terza ed ultima sala in cui vengono proposte opere che principalmente riflettono sulla smaterializzazione dell’immagine corporea. Tema, come abbiamo già visto, presente sottotraccia nell’intera mostra ma che qui raggiunge una maggiore forza ed intensità; Il corpo ed il volto corrono verso una quasi totale dissoluzione e mimesi.In “Acque verdi” di Miriam Colognesi il corpo diventa un unicum con il contesto naturale riportando la nostra attenzione sull’essere umano come parte di un sistema ben più complesso. Nell’ opera di Francesca della Toffola, invece, il ritratto diviene un ologramma che si confonde e si sovrappone allo sfondo come texture su altre texture.Da dove deriva, dunque, la nostra costante necessità di autorappresentarci? e siamo poi veramente capaci di porre il nostro sguardo su noi stessi? giudici della nostra identità e allo stesso tempo soggetti?




ARTISTE ALLO SPECCHIO. Autoritratti fotografici
A cura di Giorgio Bonomi, Carlo Emanuele Bugatti, Simona Zava
Museo Nori de’ Nobili – Trecastelli, Ripe (AN)
18/11/2017 – 7/01/2018