Anish Kapoor al MACRO


Il 2017 di Butik inizia con un grande nome dell’arte contemporanea: Anish Kapoor in mostra presso museo Macro di Roma. L’esposizione, intitolata in maniera anti-didascalica solo Anish Kapoor, premette (e promette) già allo spettatore di essere al cospetto di un artista il cui lavoro è stato molteplicemente riconosciuto e inconfondibilmente riconoscibile; pensiamo ai grandiosi progetti pubblici, tra i quali possiamo ricordare, ad esempio, Cloud Gate (2004) presso il Millenium Park a Chicago.


Anish Kapoor

La mostra al Macro non si configura come una retrospettiva lineare, ma come l’esposizione di un “estratto” dalla ricerca e dalla pratica artistica di Kapoor. Ciò che si presenta al visitatore è un corpus di opere legate da un filo conduttore, il quale non è dato soltanto da una prossimità estetica, strutturale o cromatica; ma è rappresentato anche dall’articolazione di polarità: l’elemento “terroso”, caldo, naturale, dalle linee irregolari che si avviluppano su sé stesse; dialoga con il geometrico e il quasi scarno.


Anish Kapoor

Lo spazio ampio chiede allo spettatore di essere attraversato; chiede di esplorarne con lo sguardo la maestosità delle dimensioni. E’ uno spazio che esige di essere percorso fisicamente, soffermandosi anche sugli angoli, dove si trovano importanti opere, come “Corner disappearing into itself”. L’ambiente sollecita in questo modo il visitatore perché è lo stesso lavoro di Kapoor ad indurre lo spettatore a cristallizzare il proprio tempo per poter godere, attraversare e vivere le sculture. Si percepisce vivamente una dimensione di teatralità; in diversi casi il confine tra installazione e scenografia sembra sfumare. Così, l’esperienza dell’opera si dilata non solo nello spazio, ma si estende anche nel tempo, necessario per avvicinarsi ai pigmenti ed al silicone, i quali, miscelati, creano elementi vivi. Le distanze fra l’uomo e l’opera vengono quasi annullate, la fruizione visiva è sempre meno osservativa e sempre più tattile.


Anish Kapoor

La tattilità e la fisicità sono elementi che impongono prepotentemente la loro presenza fra le opere in mostra. Kapoor usa la materia in tutta la sua fisicità, il colore diviene pigmento puro; il silicone è trasfigurato in elemento vivo: bisogna approssimarsi e soffermarsi su di esso per coglierne l’origine artificiale. La materia dunque non è più “materiale”, è carne. La dimensione della carnalità congiunge opere dalla struttura e dall’impatto visivo anche molto differente. Basti pensare a “Internal Objects in Three Parts” (2013-15), trittico in silicone dipinto e cera, ma anche alla mastodontica installazione “Sectional Body preparing for monadic singularity”. I due lavori comunicano significati che emergono dallo stesso “campo di forze”, quello dell’irriducibile visceralità dell’umano. Eppure, il linguaggio visivo che indaga la nostra carne e le nostre viscere, nelle opere menzionate, è quasi antitetico: si articola fra poli opposti, naturale e artificiale, metallico e terroso, organico ed inerte.


Anish Kapoor

Il linguaggio di Kapoor oscilla quindi tra una rassicurante geometria ed un perturbante – e talvolta brutale – continuo evocare l’elemento organico, la carne, talvolta ferita. Spesso le opere, in particolar modo i lavori con il silicone, si fanno violente . Il silicone lavorato rappresenta – e non soltanto evoca- inequivocabilmente la carne dilaniata, riportandoci ad una dimensione primitiva ed ancestrale. Ciononostante, a ben guardare, fra le colate di silicone, possiamo notare un’eleganza ed una delicatezza dei movimenti della materia. Quelle colate diventano quasi delle volute; da raffigurazioni estremamente realistiche (quasi citazioni di effetti speciali cinematografici), ad uno sguardo più ravvicinato, sembra di perdersi fra motivi floreali. Anche l’elemento primitivo non è soltanto violento e brutale, ma talvolta diviene fragile e puro come terra. Proprio guardando l’opera “Apocalypse and Millennium” ci troviamo al cospetto di una costruzione la cui fragilità è tangibile per la consistenza sabbiosa della materia. Penetrare a fondo la complessità e la tridimensionalità di significato delle opere di Kapoor ci risulta difficoltoso. Abbiamo cercato di tradurre il nostro sguardo e la nostra esperienza nel racconto, volutamente frammentario e non esaustivo, di come un grande artista plasma la materia e fa sgorgare da essa una pluralità di significati.


– Alice Belifiore & Barbara Cioce




ANISH KAPOOR
MACRO – Via Nizza, Roma
17/12/2016 – 17/04/2017